MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2021 DEL GRAN PRIORE ECCLESIATICO DELL’ORDINE DI SAN LAZZARO DI GERUSALEMME

17 febbraio 2021

MESSAGGIO PER LA QUARESIMA 2021

DEL GRAN PRIORE ECCLESIATICO

DELL’ORDINE DI SAN LAZZARO DI GERUSALEMME

(Flagellazione di Cristo – affresco XIV sec. – Cripta del Duomo di Castelbuono - Palermo)

Cari fratelli e sorelle,

 

Fede, speranza e carità sono tre aspetti strettamente uniti che, a partire dall'insopprimibile desiderio di Dio iscritto nel cuore dell'uomo, esprimono la vita teologale del cristiano che risponde liberamente alla grazia, che nell'"evento" Gesù Cristo realizza la promessa divina. La stretta relazione fra fede e speranza è espressa da Dante che cita la lettera agli Ebrei al versetto 11,1: “Fede è sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi” (Paradiso XXIV, anche quest'anno a causa del perdurare della pandemia ci prepariamo a vivere una quaresima priva di manifestazioni esteriori. Tuttavia, questo non ci impedisce di seguire Gesù verso Gerusalemme, per sperimentare la gioia della Pasqua di Resurrezione, fondamento della nostra speranza.

 

Il Santo Padre Francesco, nel Messaggio per la Quaresima 2021, prendendo spunto dalle parole con cui Gesù annunzia la sua passione ai discepoli “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18), ci invita a vivere la Quaresima come tempo favorevole per rinnovare le virtù teologali della fede, speranza e carità.

 

Scrive il Papa: “In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l'acqua viva della speranza e riceviamo a cuore aperto l'amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. [...] Il digiuno, la preghiera e l'elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l'espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d'amore per l'uomo ferito (l'elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva ed una carità operosa”.

 

Fede, speranza e carità sono tre aspetti strettamente uniti che, a partire dall'insopprimibile desiderio di Dio iscritto nel cuore dell'uomo, esprimono la vita teologale del cristiano che risponde liberamente alla grazia, che nell'"evento" Gesù Cristo realizza la promessa divina. La stretta relazione fra fede e speranza è espressa da Dante che cita la lettera agli Ebrei al versetto 11,1: “Fede è sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi” (Paradiso XXIV, 64).

(Charles Pierre Péguy. 1873 – 1914)

Il rapporto fra le tre virtù teologali è colto da Charles Péguy in modo poetico. La fede è paragonata a una sposa fedele, la carità ad una madre o a una sorella maggiore, la speranza a “una bambina da nulla” che sta nel mezzo e “si tira dietro le sue sorelle più grandi” (cfr. C. Péguy, Il Portico del mistero della seconda virtù).

 

Anche nell'attuale contesto di preoccupazione per il futuro, in cui tutto sembra incerto, noi cristiani siamo chiamati a “sperare contro ogni speranza” (Rm 4,18). In un tempo nel quale non ci sono state risparmiate sofferenza, paura, incertezza sul futuro, morti di persone care, con l'allentarsi della diffusione del coronavirus e l'avviarsi del piano delle vaccinazioni, si incomincia a vedere la luce in fondo al tunnel, non per ripartire da ciò che si è sempre fatto, ma per ricominciare in vista di una conversione pastorale della nostra Chiesa.

 

“Il tempo di Quaresima – scrive Francesco – è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l'abbiamo spesso maltrattata (cfr. Laudato si', 32-33.43-44). È speranza nella riconciliazione, alla quale ci esorta con passione San Paolo:

«Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20)”. Papa Francesco ci esorta: “Nella Quaresima, stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano" (Fratelli tutti, 223). A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue

preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza" (ib., 224). [...] Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio

«fa nuove tutte le cose» (cfr Ap 21,1-6). Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita sulla croce e che il Padre risuscita il terzo giorno, «pronti sempre a rispondere a chiunque [ci] domandi ragione della speranza che è in [noi]» (1Pt 3,15)".

 

Lo scorso 8 dicembre, Papa Francesco con la Lettera apostolica “Patris corde”, scritta per celebrare il 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale, ha indetto “L’Anno di San Giuseppe”. Nella Lettera il Santo Padre, dopo avere definito San Giuseppe “Padre amato, padre nella tenerezza, padre nell'obbedienza, padre nell'accoglienza, padre del coraggio creativo, padre lavoratore, padre nell'ombra”, invita ad “accrescere l'amore verso questo grande Santo, per essere spinti a implorare la sua intercessione e per imitare le sue virtù e il suo slancio”.

 

La benedizione di Cristo Risorto ci accompagni nel cammino verso la luce pasquale. L'appello a vivere questa Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l'amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.

 

Vi esorto ad accompagnare con la preghiera i catecumeni che riceveranno i sacramenti dell'iniziazione cristiana nella prossima Pasqua.

 

Monreale, 17 febbraio 2021 – Mercoledì delle Ceneri

 

+ Michele Pennisi Arcivescovo di Monreale

Gran Priore Ecclesiastico dell’Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme

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