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LE CHIESE NAZIONALI ORTODOSSE RESISTENTI, MURATE, E C.D. NON CANONICHE

9 novembre 2020

Le CHIESE NAZIONALI ORTODOSSE resistenti, murate,
e C.D. NON CANONICHE

(Il Metropolita Crisostomo di Florina)

Un primo gruppo di chiese ortodosse, in genere minoritarie, sono dette "resistenti" in relazione a ciò che percepiscono come gli errori del modernismo e dell'ecumenismo delle chiese ortodosse maggioritarie, ma non si ritengono scismatiche. Non concelebrano la divina liturgia con le principali chiese ortodosse sebbene siano all'interno dei limiti canonici della Chiesa, cioè mantengono la fede ortodossa, la successione episcopale legittima e comunità con continuità storica. Hanno rapporti con i fedeli da tutte le giurisdizioni canoniche e sono riconosciute dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Si tratta delle Chiese Paleoimerologhite o veterocalendariste.


Non hanno accettato la modifica del tradizionale calendario ecclesiastico giuliano-costantiniano verso una variante del calendario gregoriano definito calendario giuliano rivisto o calendario di Milankovic.


L'aggiornamento del calendario giuliano fu promosso agli inizi del XX secolo in Grecia, poi in Romania e altrove dietro le spinte del Patriarca di Costantinopoli Melezio IV Metaxakis. Il movimento paleoimerologhita si divise quasi subito in due fazioni: i Floriniti, capeggiati dal Metropolita Crisostomo di Florina, di posizioni teologiche moderate a cui seguiva un corrispondente atteggiamento ed i Matteiti, dal nome del vescovo Matteo Bresteni, i quali ritenevano che la variazione del calendario avesse privato della grazia dei sacramenti tutte le Chiese che la avevano adottata e quelle che mantenevano comunione canonica con loro.

(Sua Eminenza Silvano Livi, Arcivescovo Ortodosso di Luni)

Fino al 2015 il più moderato fu il Sinodo della resistenza (Matteita) con sede principale nel monastero di Filì vicino ad Atene, che riteneva che fino alla condanna di un concilio ecumenico o concilio generale di tutta l'ortodossia nessuno avesse il diritto di affermare che le Chiese che seguono il nuovo Calendario sono private di grazia. Questo Sinodo, successivamente, decise di riunirsi con quello dei Floriniti, presieduto dall'Arcivescovo Callinico di Atene e di tutta la Grecia.


A questo nuovo unico Sinodo fa capo la Diocesi in Italia col titolo di Luni che ha richiesto la formazione di una Chiesa autonoma in Italia, pur legata alla Chiesa Madre.

Il Vescovo-Abate Silvano del Monastero Ortodosso di San Serafino di Sarov)

Il Sinodo presente in Italia ha uno dei centri principali nel Monastero di San Serafino di Sarov a San Felice di Pistoia.


Del gruppo delle Chiese veterocalendariste fanno parte:


  • Chiesa greco ortodossa vecchio calendario
  • Chiesa ortodossa rumena vecchio calendario
  • Chiesa ortodossa di Bulgaria vecchio calendario


Un altro gruppo, sempre minoritario, è costituito dalle Chiese che non sono in comunione con le altre giurisdizioni ortodosse e non si riconoscono fra loro. Ne fanno parte:


  • Chiesa ortodossa autocefala bielorussa
  • Chiesa dei genuini cristiani ortodossi di Grecia
  • Vecchi credenti
  • Chiesa Ortodossa Essena


Tra queste, storicamente più importante è sicuramente quella dei Vecchi Credenti, un movimento religioso russo che nel 1666-1667 si oppose alle scelte della gerarchia ortodossa del proprio Paese, arrivando a separarsene in segno di protesta contro le riforme ecclesiastiche introdotte dal Patriarca Nikon. I Vecchi credenti continuarono infatti a esercitare le antiche pratiche della Chiesa russa antecedenti all'entrata in vigore delle riforme.


Gli oppositori della riforma ecclesiastica furono un numero piuttosto elevato, nonché distribuito in tutti gli strati sociali. La circostanza per la quale, persino dopo la deposizione ufficiale di Nikon (1658), una serie di concili ecclesiastici continuarono nell'attuazione delle riforme volute da quest'ultimo, fece nascere per la Russia un movimento di protesta chiamato Raskol. I Vecchi credenti, infatti, rifiutarono recisamente le innovazioni imposte e i più radicali arrivarono ad affermare che la Chiesa ortodossa era caduta nelle mani dell'Anticristo. La Chiesa ortodossa lanciò diversi anatemi contro di loro. Il primo episodio di persecuzione che colpì i fedeli al Vecchio rito si verificò nel 1657 quando tre artigiani di Rostov, che rifiutavano recisamente di uniformarsi ai nuovi canoni, furono dapprima torturati e quindi esiliati in Siberia. Ai Vecchi Credenti fu tolto ogni diritto civile, alcuni adepti furono inoltre arrestati e giustiziati alcuni anni più tardi.

(Il metropolita dei Vecchi Credenti Kornilij di Mosca e di tutta la Rus' – a sinistra – ed il metropolita

del Patriarcato di Mosca Ilarion di Volokolamsk)

Solo nel 1971 il patriarcato moscovita revocò l'anatema lanciato sui Vecchi Credenti nel XVII secolo, ma la maggior parte fra le comunità di questi ultimi si è rifiutata di tornare in comunione con le altre Chiese ortodosse.


Stime ritengono che il numero totale degli aderenti a tale fede vari da 1 a 10 milioni di individui, alcuni dei quali vivono in comunità estremamente isolate nei luoghi dove alcuni secoli fa erano stati costretti a fuggire per evitare le persecuzioni.


Un terzo gruppo di chiese ortodosse è frutto di contigenze politiche più che religiose: si tratta di chiese nate dal ritorno all’indipendenza di Paesi che, in precedenza, ne erano stati privati ed annessi all’Unione Sovietica o ad altri Paesi ricadenti nell’orbita di influenza comunista. Di questo gruppo fanno parte:


  • Chiesa ortodossa dell’Ucraina
  • Chiesa ortodossa macedone
  • Chiesa ortodossa montenegrina
  • Chiesa ortodossa bulgara - Sinodo alternativo
  • Chiesa russo-ortodossa in America


Le più importanti sono sicuramente quella dell’Ucraina e la montenegrina.


Quella Ucraina è stata fondata il 15 dicembre 2018 con un "concilio di riunificazione" tra la Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kiev (nata nel 1992 a seguito del rifiuto di Mosca di concedere l’autocefalia alla Metropolia in Ucraina) e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina (nata nel 1990), con l'autorizzazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che ha riconosciuto alla nuova Chiesa l'autocefalia.

Tale decisione è stata però fortemente contestata dalla Chiesa ortodossa russa, che riconosce invece una differente Chiesa ortodossa ucraina, e che ha quindi denunciato lo "sconfinamento" del Patriarcato di Costantinopoli, rompendo le relazioni con esso e dichiarando il concilio "illegale" e la nuova Chiesa "scismatica". Questa crisi religiosa, chiamata "scisma ortodosso del 2018", è considerata diretta conseguenza della crisi politica tra Ucraina e Russia, iniziata nel 2014 con l'annessione della Crimea alla Russia e con l'intervento militare russo in Ucraina. Il primate della Chiesa ha il titolo di metropolita di Kiev e di tutta l'Ucraina ed è, dal 15 dicembre 2018, Epifanij.


La Chiesa ortodossa montenegrina, invece, affonda le sue radici storiche nell'antica diocesi di Zeta, molto tempo dopo nota come Metropoli del Montenegro, la quale sarebbe stata eretta nel 1219 da san Saba che sarebbe stato il primo arcivescovo primate della Chiesa ortodossa serba.


La Chiesa del Montenegro ha esercitato un governo teocratico di successo per oltre tre secoli, e tuttavia, dimostrò una grande tolleranza religiosa. Esistono piccole cappelle – e ancora oggi ne restano alcune — erette durante quell'epoca le quali hanno due altari, uno ortodosso e l'altro cattolico. Queste cappelle furono costruite per uso comune di ambedue le comunità cristiane che si trovavano minacciate dai turchi islamici.


L'ultimo metropolita della dinastia Petrović, fu vladika Petar II, che governò dal 1830 al 1851 e con la sua morte sarebbe morta anche una delle ultime teocrazie europee. Al metropolita Petar II doveva subentrare il nipote Danilo che, però, si rifiutò di essere consacrato vescovo ed assunse il governo quale principe secolare, separando così la Chiesa dallo Stato.


Con il processo d'istituzione del Regno di Jugoslavia, l'ancestrale ed indipendente Chiesa del Montenegro fu costretta a sciogliersi nel patriarcato serbo, sotto il governo del reggente serbo, Alessandro I di Jugoslavia, nel 1920. Lo stesso Regno del Montenegro sarebbe sparito quale Stato sovrano per far parte del Regno di Jugoslavia. È in quel contesto politico che la Chiesa ortodossa montenegrina sparisce dalla storia. L'ultimo metropolita della Chiesa ortodossa montenegrina di questo periodo fu vladika Mitrophan Ban. Nel 1993 sorse il primo movimento per il ripristino della Chiesa ortodossa del Montenegro, dopo 73 anni di assenza. Questo si produce nell'ambito della disintegrazione della Jugoslavia comunista. Il suo primo metropolita fu vladika Antonije (Antonio), un monaco tonsurato presso il monastero serbo di Decani (Kosovo) nel 1933, dove aveva esercitato per tanti anni il suo lavoro pastorale presso la Chiesa ortodossa serba, che governò la ripristinata Chiesa ortodossa Montenegrina, tra il 1993 e il 1996.

(Sua beatitudine il Metropolita Mihailo di Cettigne e tutto il Montenegro)

Nel 1997, dopo la sua morte, gli successe un altro chierico montenegrino, Miraš Dedeić, che esercitava il suo lavoro pastorale a Roma, presso la cattedrale di Sant'Andrea (patriarcato ecumenico), che venne eletto come metropolita Mihailo. L'archimandrita Mihailo fu consacrato vescovo da sette vescovi del patriarcato bulgaro, che in quegli anni si trovava diviso in due fazioni. La posizione della Chiesa ortodossa montenegrina si è rinsaldata sostanzialmente dopo l'indipendenza del Paese nel 2006. Con l'avvento dell'indipendenza, la Chiesa ortodossa del Montenegro incominciò un processo di rinsaldamento anche presso la sua diaspora. In questo ambito, il metropolita Mihailo, nel compimento del decimo anniversario dell'intronizzazione quale capo della Chiesa montenegrina, procedette a consacrare vescovi, nel 2008, assieme a vladika Symeon (Minihofer), al vladika Gervasio, vescovo di Nevrokop, del Sinodo bulgaro e un altro vescovo, l'odierno vladika Gorazd, quale vescovo per l'Argentina, dove esiste una comunità ortodossa montenegrina organizzata, nella provincia del Chaco.


Esiste, infine, un ultimo gruppo di Chiese che si definiscono Ortodosse ma che poco hanno a che fare storicamente con l’Ortodossia, ad eccezione di quella russo-ortodossa-antica. Vi appartengono:


·      Chiesa cattolica ortodossa evangelica in America

·      Chiesa ortodosso-cattolica d'America

·      Chiesa della Santa Fede dell'oriente cristiano

·      Chiesa russo-ortodossa antica


La Chiesa russa antico-ortodossa fu costituita da gruppi di Vecchi Credenti che, pur ritenendo opportuno e canonicamente legittimo conservare la tradizionale gerarchia e struttura ecclesiastica, rifiutarono di accettare l'autorità del Metropolita Amvrosii Popovič. Questi gruppi di Vecchi Credenti continuarono ad esistere senza alcun vescovo fino al 1923, anno in cui crearono la propria gerarchia ecclesiastica a seguito della conversione dell'Arcivescovo Renovazionista Nikola Pozdnev di Saratov (1853–1934).


L'arcivescovo Nikola si astenne dal nominare nuovi vescovi fino alla conversione di Stefan Rastorguev, vescovo della Chiesa ortodossa russa, avvenuta nel settembre 1929. Quattro ulteriori vescovi furono allora ordinati negli anni seguenti.


Negli anni novanta alcuni vescovi decisero di separarsi dalla Chiesa russa antico-ortodossa, formando due corpi ecclesiastici distinti: la Chiesa russa antico-ortodossa Slavo Georgiana, creata all'inizio degli anni '90 da due vescovi scismatici, e la cui caratteristica principale è rappresentata dal fatto che i servizi liturgici vengono recitati sia in slavo che in antico georgiano, utilizzando testi georgiani del XVIII secolo; e la Chiesa russa antico-ortodossa di Russia, formata nel 1999 in risposta ai tentativi "riformatori" dell'amministrazione centrale ecclesiastica.


Già poco dopo la loro formazione alcuni vescovi scismatici tornarono in comunione con la Chiesa russa antico-ortodossa, ma le due Chiese nate a seguito dello scisma continuano a esistere.

(Sua Santità Alessandro, Patriarca Antico-Ortodosso di Mosca e tutta la Russia)

Nel 2003, a seguito di una mossa politica controversa, i vertici della Chiesa russa antico-ortodossa decisero di "restaurare" il patriarcato nella "Chiesa Russa", creando il patriarcato di Mosca in aperto contrasto con il patriarca Alessio II, leader della Chiesa ortodossa russa. Questo atto ha avuto come risultato quello di peggiorare i rapporti già tesi con quest'ultima e con la Chiesa ortodossa russa di antico rito.


Nel 2002 la Chiesa contava più di 60 parrocchie in Russia, Romania e negli Stati facenti parte l'ex Unione Sovietica e conta 5 vescovi.

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