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LE CHIESE PROTESTANTI 2. LE CHIESE RIFORMATE

13 gennaio 2021

LE CHIESE PROTESTANTI

2. LE CHIESE RIFORMATE

(Il muro dei riformatori a Ginevra)

In breve tempo il “ramo” della Riforma protestante si divise in altri rami uno dei quali prese il nome di Chiese riformate.

 

Le Chiese riformate derivano principalmente dalle riforme attuate da Huldrych Zwingli a Zurigo e subito dopo da Giovanni Calvino a Ginevra nei primi decenni del XVI secolo. La loro teologia accoglie (anche se con qualche distinzione) il pensiero di Lutero, accentua il tema della predestinazione, nega la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, vieta l’uso di immagini per il culto. Il movimento valdese, presente in Italia dal XII secolo, aderì al calvinismo nel 1532, divenendo così una Chiesa riformata.


Le chiese riformate non hanno fra di loro un'omogeneità organizzativa né sono centralizzate. Si organizzano in modo indipendente su base locale (regionale o nazionale) attraverso sinodi, associazioni o assemblee. Esistono però organismi attraverso i quali cooperano, riconoscendosi ispirate dalle stesse convinzioni od origine storica.


Le chiese riformate nel mondo sono designate con diversi nomi, fra i quali, per esempio, "Chiesa evangelica riformata", "Chiesa cristiana riformata", "Chiesa presbiteriana". Possono anche ritenere il nome del loro originatore come, per esempio, la Chiesa valdese, da Pietro Valdo.


Le chiese riformate possono essere senz'altro collegate al calvinismo ma l'aderenza che hanno ai principi che lo contraddistinguono è varia. Può essere un'aderenza più o meno stretta o soltanto ideale come tradizione storica, sentendosi libere, in quest'ultimo caso, di allontanarsene, di "evolvere" o di "aggiornarne" i principi.


Le principali (anche da un punto di vista storico) chiese riformate sono la Chiesa di Scozia, la Chiesa Evangelica Valdese, la Chiesa Evangelica Riformata in Svizzera (nata dalla fusione delle Chiese evangeliche svizzere dal 1° gennaio 2020), la Chiesa protestante nei Paesi Bassi (nata nel 2004 dalla fusione di luterani, in minoranza, e calvinisti) e la Chiesa Metodista.

(Il Molto Reverendo Dr. Martin Fair, Moderatore della Chiesa di Scozia)

La Chiesa di Scozia riconduce la propria storia ai tempi del cristianesimo medievale scozzese, ma è con la Riforma del XVI secolo, ad opera in primo luogo di John Knox, che le viene data una nuova identità che perdura tuttora. In quel secolo la Chiesa di Scozia ruppe il proprio legame con Roma, basandosi sui principi elaborati da Giovanni Calvino. Nel 1560 il Parlamento Scozzese abolì la giurisdizione papale e approvò la Confessione di Fede di Calvino, ma non accettò molti dei principi contenuti nel First Book of Discipline di Knox. Il Reformation Settlement del 1560 non venne ratificato per molti anni dalla Corona e la questione rimase irrisolta.

(Giacomo VI Stuart, Re di Scozia)

Nel 1572 il giovane Giacomo VI approvò le leggi del 1560, ma il Concordato di Leith autorizzò la Corona a nominare i vescovi con l'approvazione della Chiesa. In risposta al Concordato, però, nacque un partito presbiteriano capeggiato da Andrew Melville, autore del Second Book of Discipline. Melville e i suoi seguaci ebbero un temporaneo successo grazie all'approvazione del Golden Act nel 1592, con il quale era il parlamento ad approvare le presbyterian court. Ma re Giacomo era convinto dell'incompatibilità del presbiterianesimo con la monarchia, dichiarando "No bishop, no king" obbligando la Chiesa a tornare al sistema episcopale. Alla sua morte nel 1625 la Chiesa di Scozia aveva vescovi ed arcivescovi.


Carlo I ereditò un accordo in Scozia basato sul compromesso tra dottrina calvinista e prassi episcopale ma, in assenza dell'abilità politica del padre, la situazione diventò sempre più precaria. Contrario alla "sobrietà" del culto, cercò di introdurre quello della pratica della Chiesa Alta (High Church) in uso in Inghilterra e che in Scozia è detto High Kirk. Nel 1638 un gran numero di scozzesi firmarono il National Covenant, contrari al Prayer Book ed alle innovazioni liturgiche che non fossero prima state approvate da liberi Parliaments and General Assemblies of the Church. Nel novembre del 1638 l'Assemblea Generale di Glasgow, la prima ad incontrarsi dopo venti anni, non solo dichiarò il Prayer Book illegale, ma andò oltre ed abolì l'episcopato. La Chiesa di Scozia si fondò così su un sistema presbiteriano.


Dopo la Restaurazione inglese (English Restoration), però, in Scozia venne reintrodotto il sistema episcopale, causando forte scontento, in particolare nel sud-ovest del paese, dove era più forte la tradizione presbiteriana. Dopo la Gloriosa Rivoluzione del 1688, e più precisamente nel 1690, fu ripristinato il sistema presbiteriano, alla base ancora oggi del sistema di governo della Chiesa di Scozia. Rimaneva comunque controverso il rapporto tra la Chiesa di Scozia e la civil law della Scozia. L'interferenza delle corti nelle decisioni della Chiesa, in particolare nella nomina dei ministri, portò alla scissione di diversi gruppi fin dal 1733, culminando nello scisma del 1843 (Disruption of 1843), quando 450 ministri lasciarono la Chiesa per dar vita alla Libera Chiesa di Scozia (Free Church of Scotland).


Negli anni '20, con l'approvazione del Church of Scotland Act da parte del Parlamento Britannico, venne riconosciuta la piena indipendenza della Chiesa di Scozia nelle materie spirituali. Questo permise, nel 1929, alla Chiesa di Scozia di riunirsi con la United Free Church of Scotland (nata dall'unione della United Presbyterian Church of Scotland e dalla maggioranza della Free Church of Scotland nel 1900) risanando in parte gli scismi del periodo precedente. Alcune denominazioni rimasero comunque separate. Esse sono attualmente: la Free Church of Scotland (formata da coloro che rifiutarono l'unione con la United Presbyterian Church nel 1900), attualmente la più grande Chiesa presbiteriana dopo la Chiesa di Scozia, la United Free Church of Scotland (formata dalle congregazioni che rifiutarono l'unione del 1929), la Free Presbyterian Church of Scotland (una scisma della Free Church of Scotland risalente al 1893), le Associated Presbyterian Churches (uno scisma della Free Presbyterian Church of Scotland negli anni '80 del XX secolo) e la Free Church of Scotland (Continuing) (uno scisma della Free Church of Scotland del 2000).

(Il Molto Reverendo Mark Strange, Vescovo di Moray, Ross & Caithness, Primate della Chiesa Episcopale Scozzese)

Accanto alla Chiesa di Scozia, peraltro, continua ad esistere, fondata sul Concordato di Leith del 1572, la Chiesa Episcopale Scozzese, facente capo alla Chiesa Anglicana e costituente la continuazione della Chiesa voluta da Giacomo VI Stuart e da Carlo II Stuart.

(Il Pastore della Chiesa Valdese di Palermo, Peter Ciaccio)

La Chiesa evangelica valdese è una chiesa cristiana riformata, con un'organizzazione di tipo presbiteriano, presente da quasi un millennio in Italia. È membro della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, dell'Alleanza mondiale delle Chiese riformate e del Consiglio ecumenico delle Chiese. Nel 1975 si è unita alla Chiesa metodista italiana, dando vita all'Unione delle Chiese metodiste e valdesi.


La Chiesa Valdese nacque a Lione nel XII secolo con gli insegnamenti di Valdo di Lione (Lione, 1140 – 1206 circa) come risposta alla corruzione dell'epoca della Chiesa di Roma. Presenti in Italia dal XIII secolo, per secoli i valdesi furono oggetto di dure persecuzioni. Tra queste, particolarmente cruente furono quelle del XVII secolo nelle valli Valdesi del Piemonte: le Pasque piemontesi del 1655, e le persecuzioni del 1686, sfociate nell'esilio e nel successivo Glorioso rimpatrio. Il 17 Febbraio 1848, con le Lettere patenti, il Re Carlo Alberto concesse i diritti civili ai valdesi. Da allora la Chiesa valdese si è sviluppata e diffusa in tutta la penisola italiana.


Altra Chiesa riformata è la Chiesa Evangelica Riformata in Svizzera, nata dalla fusione della precedente Federazione delle 26 Chiese evangeliche svizzere dal 1° gennaio 2020, che si caratterizza per l’assenza di una dottrina comune tra le diverse componenti che mantengono anche significative differenziazioni sul piano etico e dottrinale.


Infine, la Chiesa protestante nei Paesi Bassi (nata nel 2004 dalla fusione di luterani, in minoranza, e calvinisti) che è la più grande denominazione cristiana protestante presente in Olanda, seconda chiesa cristiana per numero di fedeli dopo la Chiesa cattolica, ma che a partire dagli anni ’60 ha avuto un drastico calo di fedeli sebbene il Protestantesimo rimanga la fede della famiglia reale olandese.

(Dr. René de Reuver, Scriba del Sinodo Generale della Chiesa Protestante dei Paesi Bassi)

La sua dottrina si basa sui tre credi (il Simbolo degli Apostoli, il Simbolo niceno-costantinopolitano e il Simbolo atanasiano), da Lutero riprende la Confessione augustana e il Grande catechismo, mentre dal Calvino riprende il Catechismo di Heidelberg, il Catechismo di Ginevra, la Confessione di fede belga e i Cinque punti del calvinismo.

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