Papa Francesco eD il patriarca di mosca Kirill
cinque anni dopo
(Papa Francesco ed il Patriarca di Mosca Kirill)
Cinque anni dopo l’incontro tra Papa Francesco e Kirill, in attesa di un secondo incontro che alcuni pensano possa avvenire in Kazakhstan quest’anno, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e Patriarcato di Mosca si incontrano per commemorare quell’evento. E quest’anno, il tema dell’incontro è quasi obbligato: la pandemia.
Da quando Papa Francesco e il Patriarca Kirill si sono incontrati all’Avana, l’anniversario è stato sempre celebrato con un incontro bilaterale su vari temi.
Lo scorso anno, si è parlato di “Santi, Semi e Segni dell’Unità”, a testimoniare di un vero e proprio percorso ecumenico che è stato portato avanti proprio attraverso i santi che le confessioni cristiane venerano reciprocamente.
Un evento importante in tal senso è la traslazione delle reliquie di San Nicola di Bari in Russia tre anni fa, con la partecipazione di migliaia di fedeli. Non si trattava di un caso isolato, e si potrebbe dire che Papa Francesco persegue una vera e propria strategia di ecumenismo delle reliquie: sempre due anni fa, le reliquie di San Filippo furono rimandate in Turchia, mentre lo scorso anno Papa Francesco ha donato quelle che si crede essere le reliquie di San Pietro al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Nel 2019, Papa Francesco ha anche autorizzato il “prestito” della tunica di Thomas Beckett (il cui Santuario fu distrutto e le ossa disperse a seguito della Riforma di Enrico VIII) alla Chiesa Anglicana, per le celebrazioni dell’850esimo anniversario del martirio. La tunica insanguinata, arrivata da Santa Maria Maggiore, è rimasta in Inghilterra per tutto il 2020. Durante il 2020, poi, Papa Francesco ha inviato le reliquie di San Clemente e San Potito al Patriarca Neofit di Bulgaria.
(La tunica insanguinata di San Tommaso Beckett, custodita in Santa Maria Maggiore in Roma dal 1485)
Ma l’ecumenismo dei santi non passa solo per le reliquie, ma anche attraverso le vite e gli esempi di santi considerati tali da più confessioni cristiani. E qui non può non venire in mente San Gregorio di Narek, santo anche per la Chiesa Apostolica Armena, celebrato in Vaticano da una statua installata nel 2018 e da quest’anno inserito nel calendario romano e festeggiato il 27 febbraio.
Oltre all’ecumenismo dei santi, sono stati dunque individuati come “luoghi ecumenici” anche i temi della persecuzione dei cristiani e della difesa della vita, mentre la questione ucraina era stata parte del dibattito del primo anniversario dell’incontro dell’Avana. Oggi, la pandemia è un luogo ecumenico ma anche interreligioso, come testimoniato dal testo congiunto “Servire un mondo ferito in solidarietà interreligiosa” pubblicato congiuntamente dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Religioso e dal Consiglio Ecumenico delle Chiese.
In più, a causa del COVID, il dialogo ecumenico è rallentato, ma di certo non si è fermato. Certo, non si è andati avanti nella stesura del documento Primato e sinodalità nel secondo millennio e oggi, che doveva essere oggetto di discussione della riunione del Comitato di Coordinamento della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa, che si sarebbe dovuto tenere a Creta. Tutto rinviato, come pure l’incontro del piccolo gruppo misto di redazione incaricato di dare corpo agli emendamenti da inserire nel testo, che ormai è in discussione da qualche anno.
I rapporti bilaterali tra Santa Sede e Patriarcato di Mosca proseguono, comunque, e da tempo si parla di un secondo incontro tra Papa Francesco e Kirill. Nel suo discorso di inizio anno con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, il Papa ha fatto sapere che vuole tornare a viaggiare. Uno dei possibili viaggi è quello in Kazakhstan, che ha firmato un protocollo per il dialogo interreligioso con la Santa Sede.