riflessione sulla solennita’ di maria madre di dio
di padre giovanni la rosa
parroco anglicano di randazzo
(Theotokos, mosaico in oro 1179-1182, Cattedrale di Monreale)
Il Concilio di Efeso (431) così si esprimeva: ”Poiché la Vergine santa ha dato alla luce corporalmente Dio unito ipostaticamente alla carne, per questo noi diciamo che essa è madre di Dio, non certo nel senso che la natura del Verbo abbia avuto l'inizio della sua esistenza dalla carne, infatti esisteva già all'inizio, ed era Dio, il Verbo, ed era Presso Dio. Egli è il creatore dei secoli, coeterno al Padre e autore di tutte le cose; ma perché, come abbiamo già detto, avendo unito a sé, ipostaticamente, l'umana natura in realtà sortì dal seno della madre in una nascita secondo la carne; non che avesse bisogno necessariamente o per propria natura anche della nascita temporale, avvenuta in questi ultimi tempi, ma perché benedicesse il principio stesso della nostra esistenza, e perché, avendo una donna partorito (il Figlio di Dio) che si è unito l'umana carne, cessasse la maledizione contro tutto il genere umano, che manda a morte questi nostri corpi terrestri, e rendesse vana questa parola: darai alla luce i figli nella sofferenza, e realizzasse la parola del profeta: la morte è stata assorbita nella vittoria e l'altra: Dio asciugò ogni lacrima da ogni volto. Per questo motivo diciamo che egli, da buon amministratore, ha benedetto le stesse nozze, quando fu invitato, con i santi apostoli, a Cana di Galilea”.
La riflessione che la Chiesa Antica presentava in riferimento a Maria di Nazareth era sempre legata al Figlio di Dio: il Concilio di Efeso dichiara che Maria è Madre di Dio, non tanto per definire Maria, ma piuttosto per esplicitare e ricordare che Gesù è vero Dio e vero uomo.
(Theotokos di Vladimir, XII Secolo, Galleria Tret'jakov, Mosca)
Pertanto, affermare che Maria è Madre di Dio vuol dire che Maria è la Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo.
Il Nuovo Testamento, che ha generato la riflessione dei Padri Conciliari, ci rivela la divina maternità della giovane Vergine di Nazareth, promessa sposa di un ragazzo, Giuseppe: “καὶ πόθεν μοι τοῦτο ἵνα ἔλθῃ ἡ μήτηρ τοῦ κυρίου μου πρὸς ἐμέ” (“a che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?”): ἡ μήτηρ τοῦ κυρίου, la Madre del Signore.
È interessante notare come l'Evangelista Luca costruisca la frase con articolo e sostantivo, come se desse una definizione: ἡ (articolo, "la") μήτηρ (sostantivo femminile, "madre") τοῦ (articolo, "il") κυρίου (sostantivo maschile, "Signore"): "la Madre del Signore" ed è importante ricordare che nel Nuovo Testamento "ὁ κύριος" (articolo e nome) indica "il Signore Dio".
Cosa vuol dire secondo la prospettiva evangelica della Chiesa Antica, che Maria è "la Madre del Signore", la Madre di Dio?
Il messaggio cristiano è ovviamente cristocentrico: "Dio nessuno lo ha visto; solo il Figlio che è nel seno del Padre lo ha rivelato" (Gv 1), pertanto la figura di Maria, che occupa un posto particolare nella dinamica cristiana, non è da considerarsi come un completamento di Cristo, o come il volto materno di Dio.
Così scriveva Sant'Agostino: “Santa è Maria, beata è Maria, ma è migliore la Chiesa che la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa: un membro santo, un membro eccellente, un membro che tutti sorpassa in dignità, ma tuttavia è sempre un membro rispetto all'interno corpo. Se è membro di tutto il corpo, allora certo vale più il corpo che un suo membro. Il Signore è capo, e il Cristo totale è capo e corpo” (Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo [Disc. 25, 7-8; PL 46, 937-938]).
Dunque, che vuole dire che Maria è Madre di Dio?
(Madonna Odigitria, 1143 - Mosaico fondo oro Cappella Palatina – Palazzo Reale di Palermo)
La narrazione del Nuovo Testamento parte da un postulato, rifiutato sia dai Pagani che dagli Ebrei, ovvero l'incarnazione del Figlio di Dio, l'assunzione della natura umana da parte di Dio, l'unione tra la Trascendenza e l'Immanenza, e tutto avviene attraverso un "quid", che è umano, sic et sempliciter, ovvero il concepimento nel grembo di Maria, la gestazione per nove mesi, e il parto.
La maternità divina di Maria, nella dialettica della fede, è la testimonianza secondo la quale il Dio di Gesù cristiano, e quindi la predicazione cristiana, non contrappone umano e divino, sacro e profano, materiale e spirituale, ma tutta la creazione e l’umanità sono un "bonum": scegliendo di nascere, di incarnarsi, "di avere una madre", il Signore rivela che è padre e madre, amico delle creature.
Non solo.
Pur essendo la Madre del Signore, Maria vive la ferialità del suo essere madre, vede, sente, tocca un bimbo, che se da un lato è il Figlio di Dio, "Deus de Deo, Lux de Lumine", dall'altro condivide la natura umana in tutto, "eccetto il peccato" (Ebrei).