LA CHIESA COPTA

31 maggio 2020

LA CHIESA COPTA

(Tawadros II,118° Patriarca d'Alessandria e Papa dei copti)
La seconda delle grandi comunità cristiane delle quali ci occupiamo è quella delle Chiesa Copta. 

La Chiesa copta fu fondata in Egitto nel I secolo ed ha origine dalla predicazione di San Marco, che scrisse il suo Vangelo nel I secolo e portò il cristianesimo in Egitto (regnante a Roma l'imperatore Nerone). Il nome (copta) deriva dalla parola con cui gli antichi greci indicavano il popolo egiziano autoctono: Aigyptioi, passata attraverso l'arabo gipt e divenuta poi qibt. 

I primi monaci copti vissero in Egitto durante il IV secolo, molti di loro morirono come martiri. Il IV ed il V secolo furono caratterizzati dalla lotta tra le varie dottrine cristologiche. I cristiani si divisero circa la natura di Cristo: gli ariani accentuavano la natura "umana"; i nestoriani, pur considerando Cristo sia uomo che Dio, affermavano che le due nature non erano contemporanee.

Nel V secolo, tra il 431 e il 451, si consumò lo scisma della Chiesa copta dalla Chiesa latina e greca. Al Concilio di Efeso (431) le cinque grandi Chiese Madri (Gerusalemme, Alessandria, Roma, Antiochia e Costantinopoli) si erano trovate d'accordo nello stabilire “un'unione perfetta della divinità e dell'umanità di Cristo”. Al Concilio di Calcedonia (451), invece, fu adottata la formula delle “due nature in Cristo”. La Chiesa di Alessandria rifiutò questa definizione, seguita dalle chiese: apostolica armena, ortodossa siriaca e ortodossa d'Etiopia e (da quando faceva parte della Chiesa siriaca) Chiesa ortodossa siriaca del Malankara. Queste chiese sono rimaste fedeli ai concili precedenti; per questo motivo vengono anche chiamate "pre-calcedonesi".

La chiesa Copta in Egitto conta circa quattro milioni di fedeli.

La Chiesa copta è stata una delle Chiese a soffrire di più dell'avanzata araba nel Nordafrica. Nonostante la legislazione islamica permettesse alle "religioni del Libro", cioè cristiani, ebrei e zoroastriani, di professare la propria fede, assegnando ai fedeli di altre religioni lo status di dhimmi, di fatto impediva le conversioni dall'islam al Cristianesimo, o il matrimonio di donne musulmane con cristiani.

Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e Chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo. Questo ha portato nel 1973 al primo incontro, dopo quindici secoli, tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti papa Shenuda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 10 maggio 1973, formalizzata poi, dopo l'approvazione del Santo Sinodo della Chiesa copta ortodossa e dopo ulteriori approfondimenti, da una nuova dichiarazione tra delegazioni, avvenuta il 12 febbraio 1988 (la Chiesa cattolica era allora guidata da papa Giovanni Paolo II), che esprime un accordo ufficiale sulla cristologia. La dichiarazione comune sulla fede cristologica mette fine a secoli di incomprensione e di reciproca diffidenza. Così i due pontefici si esprimono: «Crediamo che il Nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella Sua Divinità e perfetto nella Sua Umanità. Ha reso la Sua Umanità una con la Sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La Sua Divinità non è stata separata dalla Sua Umanità neanche per un momento o per un batter d'occhio. Al contempo anatemizziamo la dottrina di Nestorio e di Eutiche».
(Abuna Mathias, 6° Patriarca della Chiesa Tawahedo Etiope)
Intorno al 356 il vescovo Frumenzio contribuì a convertire al cristianesimo l'Etiopia. La religione cristiana in Etiopia, in principio, trovò resistenze da parte dei locali, ma nel VI secolo riscosse sempre maggior successo con l'arrivo dei “Nove Santi”, monaci miafisiti che fuggivano dalle persecuzioni. Dal 640 la Chiesa d'Etiopia fu legata a quella copta egiziana e così rimase fino al 1948. Nel XVII secolo, con il negus Susenyos, ci fu un forte avvicinamento alla Chiesa cattolica, che durò fino al 1632.

L'ultimo sovrano d'Etiopia Hailé Selassié (imperatore dal 1930 al 1936 e dal 1941 al 1974) riorganizzò la Chiesa d'Etiopia, rendendola autocefala rispetto alla Chiesa copta egiziana e facendola diventare Chiesa di Stato Tawahedo. Da allora la Chiesa non si definisce più copta ma Ortodossa Tawahedo. L'Abuna Basilios, il primo patriarca, fu eletto nel 1959 e gli successe l'Abuna Tewophilos nel 1971 (questi venne ucciso dalla giunta militare marxista). I successori furono l'Abuna Tekle Haymanot, l'Abuna Merkorios, l'Abuna Paulos e l’attuale Abuna Mathias (i primi due non vennero riconosciuti dal sinodo della Chiesa copta).

La Chiesa risente di diversi influssi del credo ebraico, tra cui la circoncisione, la festività settimanale del sabato, la separazione della carne in pura ed impura, e la presenza dell'Arca dell'Alleanza ad Axum.

Oggi la Chiesa d'Etiopia è la più estesa delle chiese pre-calcedonesi ed i suoi credenti sono circa 36 milioni, sparsi in tutto il mondo.
(Abuna Antonios, 3° Patriarca della Chiesa Tawahedo Eritrea)
Dopo l'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia nel 1993, il nuovo governo eritreo indipendente si è appellato a Papa Shenouda III della Chiesa copto-ortodossa di Alessandria per l'autocefalia ortodossa eritrea. Le tensioni tra la Chiesa ortodossa etiopica Tewahedo e la Chiesa ortodossa eritrea Tewahedo sono cresciute e nessun rappresentante della Chiesa ortodossa etiopica Tewahedo ha assistito al riconoscimento ufficiale del nuovo corpo autocefalo. Tuttavia, la Chiesa etiope ha riconosciuto lo status di autocefalia della Chiesa di Eritrea, anche se si è opposta al metodo con cui la Chiesa copta si è mossa per concederlo. I primi due patriarchi eritrei erano in origine arcivescovi della Chiesa ortodossa etiopica di Tewahedo ed il primo patriarca, Abuna Phillipos, si è recato in visita ad Addis Abeba durante gli sforzi congiunti delle due Chiese per esplorare una possibile soluzione ad un conflitto di confine scoppiato tra i due Paesi nel 1998. Le due Chiese rimangono in piena comunione tra loro e con le altre Chiese dell'Ortodossia orientale, anche se la Chiesa etiope, insieme alla Chiesa copta ortodossa, non hanno riconosciuto la deposizione del terzo Patriarca dell'Eritrea, tuttora agli arresti domiciliari.

Il primo patriarca dell'Eritrea è stato Abuna Phillipos, morto nel 2002, a cui è succeduto Abuna Yacob. Il regno di Abuna Yacob come Patriarca dell'Eritrea fu molto breve, poiché morì poco dopo la sua intronizzazione, e gli successe Abuna Antonios come 3° Patriarca dell'Eritrea. Abuna Antonios è stato eletto il 5 marzo 2004 e intronizzato come terzo patriarca della Chiesa ortodossa di Tewahedo d'Eritrea il 24 aprile 2004. Papa Shenouda III ha presieduto la cerimonia ad Asmara, insieme al Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Eritrea e ad una delegazione della Chiesa Ortodossa Copta.

Nell'agosto 2005, Abuna Antonios, il Patriarca della Chiesa ortodossa eritrea di Tewahedo, si è limitato a un ruolo strettamente cerimoniale. In una lettera del 13 gennaio 2006, il Patriarca Abuna Antonios è stato informato che, dopo diverse sessioni del Santo Sinodo della Chiesa, è stato formalmente deposto. In una risposta scritta ampiamente pubblicata, il Patriarca ha respinto i motivi della sua destituzione, ha messo in dubbio la legittimità del Sinodo e ha scomunicato due firmatari della lettera del 13 gennaio 2006, tra cui Yoftahe Dimetros, che il Patriarca ha identificato come responsabile dei recenti sconvolgimenti della Chiesa. Il Patriarca Antonios ha anche fatto appello al Consiglio dei Monasteri della Chiesa ortodossa eritrea e alla Chiesa copta ortodossa di Alessandria. Abuna Antonios è stato deposto dal Santo Sinodo eritreo presumibilmente su pressione del governo eritreo ed è stato sostituito da Abuna Dioskoros come quarto patriarca della Chiesa. La maggioranza ritiene che Abuna Antonios sia stato ingiustamente deposto contro il canone della Chiesa ortodossa. Molti lo considerano ancora il patriarca legale della Chiesa ortodossa eritrea. Il Patriarca Abuna Dioskoros, intronizzato illegalmente, è morto il 21 dicembre 2015. Finora non è stato eletto nessun successore.

Il l° luglio 2019, con una mossa senza precedenti, i vescovi del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa eritrea di Tewahedo hanno scomunicato Abuna Antonios per eresia. La lettera di cinque dei sei vescovi eritrei più anziani ha dichiarato che "il suo nome non deve mai essere menzionato e ricordato e chi lo farà sarà punito severamente". Dal 2007, Abuna Antonios è considerato dagli Stati Uniti un prigioniero di coscienza religioso. Il presidente della Conferenza permanente delle Chiese ortodosse orientali ha condannato la scomunica.

La Chiesa Copta, anche nelle sue componenti Etiope ed Eritrea, possiede una valida successione apostolica ed i suoi Ordini sono riconosciuti come validi dalla Chiesa Cattolica, mantenendo intatti i sette sacramenti. I suoi vescovi sono obbligati al celibato.

Anche per questa Chiesa esiste il corrispondente cattolico.
(Abramo Isacco Sidrak, Patriarca Cattolico di Alessandria dei Copti)
Il Patriarcato Copto d’Alessandria è stato ripristinato nella sua versione cattolica nel 1895 ed è attualmente detenuto, dal 2014, da Abramo Isacco Sidrak.
Il Cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel durante l’imposizione della beretta cardinalizia in San Pietro)
La Chiesa Cattolica Etiope non è retta da un Patriarca ma, dal 1967, da un Arcieparca Metropolitano di Addis Abeba, attualmente il Cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel.
 (L’Arcieparca Menghesteab Tesfamariam con Papa Francesco)
La Chiesa Cattolica Eritrea, infine, è stata eretta canonicamente nel 2015 ed è retta dall’Arcieparca Metropolitano di Asmara, attualmente Menghesteab Tesfamariam.

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